C’è chi parte all’improvviso senza un itinerario in mente, e chi pianifica le proprie vacanze nel dettaglio. Ma se volete sperimentare un viaggio negli USA on the road, vi suggerisco di impugnare la mappa e lasciare aperta la porta al caso.
Nonostante noi fossimo in compagnia di Ernesto (3 anni), abbiamo costruito il nostro viaggio negli USA on the road giorno dopo giorno, lasciandoci guidare dalle piccole cose che la Strada ci metteva di fronte.
Dall’Italia ci eravamo preoccupati soltanto di noleggiare un’auto all’aeroporto di Denver, e programmare un’unica tappa in South Dakota, obbligata da un impegno di lavoro.
Abbiamo percorso oltre 3.000 miglia e cambiato 14 Motel in 15 giorni, fermandosi di notte quando eravamo troppo stanchi per continuare a guidare. Ernesto si svegliava ogni mattina in un letto nuovo, ed era il primo a indossare lo zaino sulle spalle, sapendo che era già ora di rimettersi in strada.
Era lui che aveva in mano le mappe e nelle lunghe ore di questo viaggio negli USA on the road, gli raccontavamo storie che di lì a poco avrebbe vissuto davvero. Dagli indiani del Wyoming al Mago di Oz in Kansas, dai serpenti a sonagli fino ai Canyon a picco sul fiume Colorado.
Miglia e miglia nel cuore delle praterie americane, cene nei Diner di periferie dimenticate e balli al suono di un jukebox sotto le insegne al neon. Lo sguardo perso negli orizzonti infiniti.
So che presto Ernesto dimenticherà ogni dettaglio di questo viaggio negli USA on the road, ma sono certa che qualcosa resta negli angoli del cuore anche quando la mente cancella.
Lasciando stare i sentieri più turistici, del nostro viaggio negli U.S.A on the road, voglio raccontarvi 5 insolite tappe.
TAPPA 1: BUNKER IN SOUTH DAKOTA
Siamo atterrati a Denver, in Colorado e la mattina seguente eravamo già in South Dakota. Abbiamo attaversato le praterie di 4 Stati per visitare i bunker XPoint a Edgemont. La strada era esattamente come l’avevo sempre sognata, deserta in mezzo al deserto, una striscia grigia fra il prato accarezzato dal vento e il blu del cielo, con il banchino di patatine fritte alla paprika piu buone del mondo.
Robert, il proprietario dei bunker, ci aspettava dentro la sua Lexus con un sandwich in mano. Sprofondato nel suo sedile ha risposto all’intervista di Alberto masticando il suo pranzo e finita la sua bibita blu, ci ha fatto salire a bordo per portarci sulla cima di una collina.
Da lassù i 575 bunker si mimetizzano perfettamente con la prateria, piccole collinette ricoperte di erba come le case dei Teletubbies, che diventeranno nel giro di un paio di anni le fortezze di chi si è assicurato un futuro a prova di catastrofe!
Blocchi in cemento armato senza finestre e una sola porta blindata che, una volta chiusa, assicurerà la sopravvivenza per un anno, grazie alle provviste di cibo e acqua di cui saranno riforniti. Al momento della nostra visita non erano altro che spaventose caverne.
Robert ci ha fatto entrare chiudendoci la porta alle spalle con un suono sordo e dal riverbero infinito. Mi è bastato un istante in quella condizione per decidere che preferisco morire libera, qualunque sia il destino del nostro pianeta.
Negli ultimi giorni di viaggio Alberto ha visitato un secondo bunker in Kansas, un grattacielo al contrario costruito all’interno di un silos sotterraneo, che durante la Guerra Fredda ospitava missili nucleari. 15 appartamenti extra lusso da 5 milioni di dollari ciascuno. Se l’argomento vi incuriosisce trovate l’articolo di Alberto qui.
TAPPA 2: CUSTER PARK NELLE BLACK HILLS
Lasciati i bunker alle nostre spalle, il nostro viaggio negli USA on the road è cominciato davvero. Ci siamo fermati in un Motel a Hot Springs e la mattina seguente, di fronte a una frittata al formaggio e alla mappa delle Black Hills, abbiamo scelto di esplorare il Custer State Park. (qui il racconto)
TAPPA 3: STURGIS MOTORCYCLE RALLY IN SOUTH DAKOTA
Eravamo di fronte ai nostri pancake al mirtillo, pianificando la strada da farsi, quando mi è caduto l’occhio sul titolo in prima pagina del ‘Rapid city journal’: “Wanted: rattlers by dozen for rally stunt!”.
A poche miglia da noi, un tizio di nome Doug Danger stava per lanciarsi con la sua Harley in un salto di 37 metri sopra i serpenti a sonagli, per stabilire il record mondiale! Ho lasciato il mio caffè ancora fumante e sono corsa in camera a fare i bagagli per partire in quella direzione! È così che ci siamo ritrovati nel raduno di motociclisti più pazzo del mondo, lo Sturgis motorcylce rally!
TAPPA 4: FORT LARAMIE NEL WYOMING
Dopo il lavoro ai bunker di Alberto e la mia ‘americanata pazzesca’ a Sturgis, volevamo dedicare una tappa a Ernesto, che fra le varie proposte, ha scelto di esplorare Fort Laramie, un vero fortino dove poter giocare agli indiani e conoscere la loro storia.
Qualche rudere e qualche edificio perfettamente intatto sono quel che resta di Fort Laramie, un forno, un bar, un negozio e le case dei soldati americani, che nel 1854 per vendicare la morte di una mucca uccisero 84 indiani Sioux. Così cominciava la conquista occidentale delle terre del Wyoming, ricche di oro.
Quante volte viaggiando con i bambini ho scoperto cose che non avrei mai preso in considerazione! In questo viaggio negli USA on the road siamo arrivati a Fort Laramie per Ernesto e ci siamo ritrovati tutti un po’ indiani.
TAPPA 5: GOODLAND IN KANSAS
Passata la Terra dei Canyon, dopo aver percorso centinaia di miglia verso Ovest, eravamo abbastanza vicini a Las Vegas da immaginarla come ultima folle tappa di questo viaggio negli USA on the road, quando un lavoro imprevisto ci ha costretti a invertire rotta.
Nei due giorni di viaggio verso il Kansas, fatto di 1.000 chilometri di terre desolate, abbiamo incontrato due città fantasma, esplorato le loro case e giocato ai pompieri con un vero camion abbandonato.
Abbiamo fatto sosta in un Motel a Goodland, una città ancora più assurda, fatta di strade sconfinate con semafori che non servono a nessuno, una scuola deserta, un negozio di liquori e una lavanderia automatica.
E’ qui che abbiamo incontrato il vecchio Henry, seduto accanto al distributore di detersivi con la sua lattina in mano. Ha raccontato a Ernesto dei tatuaggi che si è fatto mentre stava in prigione, prima di chiederci un passaggio verso casa sua, nella periferia di un niente che ricorderemo per sempre.
Quante sorprese ti riserva la strada se la percorri senza per forza cercare qualcosa.